“2001: ODISSEA NELLO SPAZIO”: RITRATTO DI UN CAPOLAVORO.

Stanley Kubrick on The Shining (1980) set
Stanley Kubrick on The Shining (1980) set

    

2001: A Space Odyssey (2001: Odissea Nello Spazio) è un film fantascientifico del 1968, diretto da Stanley Kubrick e interpretato da Keir Dullea, Gary Lockwood e William Sylvester. La fotografia è di John Alcott e di Geoffrey Unsworth. Il film è suddiviso in quattro grandi sezioni (The Dawn Of Man, TMA-1, Jupiter Mission, Jupiter And Beyond The Infinite), i cui inizi sono preceduti da titoli, ad eccezione della seconda che è segnata da un match cut. La durata totale è di 161 minuti (Premiere Cut) o di 142 minuti (Theatrical Cut), versione accorciata dallo stesso Kubrick.

Preceduta da suggestive inquadrature del paesaggio africano, la prima sequenza è ambientata quattro milioni di anni fa, dove due tribù di australopitechi cercano di sopravvivere cacciando tapiri ed evitando giaguari. L’ambiente arido e inospitale rende difficile la vita, pertanto l’unica pozza d’acqua è oggetto di contesa. La comparsa improvvisa e inaspettata di un monolite nero suscita agitazione tra gli ominidi, che si limitano a osservarlo e a toccarlo. In seguito, come ispirato dal parallelepipedo di origine sconosciuta, il capo di uno dei due gruppi si rende conto della possibilità di utilizzare le ossa dei suoi simili come arma per affermarsi sugli altri. Così prende il controllo della pozza uccidendo il leader avversario. La transizione tra la prima sezione e la seconda è un match cut  in cui l’osso è scagliato in aria e cadendo si “trasforma” in un’astronave (seconda sezione).

The leader of the apes inspired by the Monolith in Africa (The Dawn Of Man)

Anche TMA-1 è introdotta da affascinanti riprese, ma questa volta il soggetto è lo spazio ormai parzialmente esplorato del 1999. La scena si sposta poi all’interno di una astronave della Pan Am che sta trasportando il Dottor Heywood R. Floyd (William Sylvester) verso una stazione spaziale orbitante attorno alla Terra. Arrivato effettua una videochiamata alla figlia. In seguito incontra l’amica Elena e il Dottor Smyslov, accomodati nella sala principale della stazione, che gli chiedono notizie riguardo alla base lunare di Clavius in quanto non riescono a mettersi in contatto con essa da giorni. Inoltre fonti attendibili hanno parlato di un’epidemia scoppiata nella base. Floyd risponde che non è autorizzato a rispondere, congedandosi. In seguito, giunto sulla Luna, tiene un discorso al personale di Clavius, congratulandosi per l’ottimo lavoro. La sua missione consiste nell’investigare sul rinvenimento di un monolite nero (identico a quello apparso in The Dawn Of Man), deliberatamente sepolto quattro milioni di anni prima; spiega inoltre che la storia di copertura dell’epidemia continuerà a essere utilizzata fino a quando non se ne scoprirà la natura. Floyd e altri sono infine accompagnati sul luogo dello scavo, dove analizzano e scattano foto al monolite (TMA-1 è acronimo di Tycho Magnetic Anomaly One). Illuminato dal primo raggio di sole, esso emette un fortissimo suono acuto che dilaga nel cosmo, diretto verso Giove.

TMA-1
Dr. Floyd speaks with Russians about Clavius inside the space station (TMA-1)
TMA-1
The astronauts see the Monolith in the excavation on the Moon (TMA-1)

La terza sezione è ambientata diciotto mesi dopo gli avvenimenti della precedente, nel 2001. L’astronave Discovery One viaggia nello spazio verso Giove con a bordo il Dottor David Bowman (Keir Dullea), il Dottor Frank Poole (Gary Lockwood), tre scienziati in stato di ibernazione e il supercomputer HAL 9000. È mostrata la vita all’interno del veicolo spaziale; in seguito vediamo i due mentre guardano loro stessi in tv, intervistati riguardo a HAL (così è chiamato dagli astronauti quando gli si riferiscono) e alle sue caratteristiche. La serie 9000 del supercomputer è nota per non aver mai errato un calcolo o una previsione, e come dice il Dottor Bowman, sembra riuscire a provare emozioni umane, anche se la verità è sconosciuta. HAL risponde all’intervistatore dicendo che ama lavorare con gli umani e che è molto attaccato alla missione. La scena si sposta quindi su un dialogo tra Bowman e HAL. Quest’ultimo, vedendolo frustrato, gli pone alcune domande circa la missione, ma si interrompe riportando una previsione appena effettuata: l’antenna principale dell’astronave (AE-35 Unity) è danneggiata, e andrà in avaria dopo settantadue ore. Dopo che i due hanno verificato personalmente, mediante una capsula EVA che li ha portati all’esterno della Discovery One, l’assenza di componenti guasti, HAL 9000 suggerisce di rimettere a posto il pezzo portato all’interno per le analisi in modo da trovare il guasto una volta in avaria. A questo punto i due si interrogano su un possibile errore di HAL. Ciò è confermato dal centro spaziale a terra che, tramite il calcolo di un HAL 9000 gemello, dichiara che il loro calcolatore è in errore nel prevedere l’avaria. Assai turbati, Bowman e Poole, dopo aver preso le adeguate precauzioni per non farsi sentire dal supercomputer, discutono sul fatto arrivando alla decisione comune di disattivarlo per evitare che commetta altri errori più gravi, in quanto quasi la totalità delle funzioni dell’astronave è affidata a lui. Sfortunatamente il calcolatore legge i movimenti delle loro bocche e comprende tutto. Il Dottor  Poole esce quindi dalla nave con l’intenzione di rimettere a posto il pezzo, ma HAL gli scaglia contro una capsula EVA, che lo manda alla deriva nello spazio, senza ossigeno. Allora Bowman, ignaro della responsabilità del computer, esce con un’altra capsula per recuperare Poole, che però è già morto. Recuperato il corpo chiede a HAL di aprire il portello principale, ma quest’ultimo gli nega l’accesso, dicendogli di essere riuscito a leggere le loro labbra e di non poter lasciare che la missione sia da lui compromessa. Bowman entra dal portello di emergenza ad apertura manuale e, ignorando le suppliche di HAL, lo disattiva. A quel punto compare un videomessaggio pre-registrato da Floyd che informa Bowman dell’esistenza del monolite e del vero scopo della missione: recarsi su Giove per scoprire il motivo del lancio del segnale, da parte del parallelepipedo nero, verso di esso.

Jupiter Mission
Spaceship Discovery One (Jupiter Mission)
Jupiter Mission
Supercomputer HAL 9000 (Jupiter Mission)
Jupiter Mission
Dr. David Bowman (Jupiter Mission)

L’ultima sequenza, Jupiter And Beyond The Infinite, ritrae l’unico sopravvissuto Bowman giungere in prossimità di Giove e avvistare un nuovo gigantesco monolite nero. Lasciata l’astronave, egli vi si dirige a bordo di una capsula EVA, ma inaspettatamente viene lanciato a grandissima velocità all’interno di un vortice di strani fenomeni spaziali e paesaggi dai colori alterati. Infine si ritrova in una nuova dimensione, ancora internato nella capsula, in una stanza arredata in modo neoclassico. Quindi Bowman inizia a vedere versioni di sé stesso sempre più vecchie: prima nella stanza, di età media, in tuta spaziale, poi anziano con vestiti eleganti mentre mangia cibi raffinati e infine morente nel letto della stanza. A questo punto compare ai piedi di quest’ultimo un monolite nero, e mentre Bowman punta con il dito verso di esso, come se volesse raggiungerlo, è trasformato in un feto. Il film termina con lo star-child (bambino delle stelle) che guarda la Terra dal vicino spazio.

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Dr. David Bowman inside the hotel room (Jupiter And Beyond The Infinite)
Jupiter And Beyond The Infinite
The star-child looking at the Earth (Jupiter And Beyond The Infinite)

A questo punto sorge spontanea una domanda: di cosa parla 2001: A Space Odyssey? Certo, la trama è ben nota, l’ho appena narrata, ma di cosa parla veramente questo film? Quali temi sono messi in gioco e quale interpretazione possiamo dare all’intera opera? Tra gli argomenti trattati troviamo sicuramente: l’evoluzione dell’uomo, il tempo e lo spazio, la vita extraterrestre, la tecnologia e la scienza, l’intelligenza artificiale, l’infinito e le dimensioni multiple. La verità è che sia l’autore del libro Arthur C. Clarke, sia il regista Stanley Kubrick hanno preferito non dare una loro interpretazione di 2001, lasciandone al pubblico una libera. “You’re free to speculate as you wish about the philosophical and allegorical meaning of the film, and such speculation is one indication that it has succeeded in gripping the audience at a deep level, but I don’t want to spell out a verbal road map for “2001” that every viewer will feel obligated to pursue or else fear he’s missed the point” (Stanley Kubrick). Possiamo comunque cercare di interpretare il film con l’aiuto dei commenti dello sceneggiatore e del regista. In un’intervista per il magazine Rolling Stone gli fu chiesto se 2001: A Space Odyssey fosse un film religioso. Rispose che in un certo senso la trama del film poteva essere sintetizzata come la ricerca di Dio, anche se in una sua definizione più scientifica e non in una forma tradizionale e antropomorfa (va ricordato che il regista ha affermato di non aderire a nessuna religione monoteista). Infatti, a suo parere, sarebbe estremamente probabile che nell’intero universo si trovassero degli esseri talmente superiori a noi che classificheremmo come dei, così come farebbe una formica nei nostri confronti. Un’altra interpretazione viene data dal libro stesso, che crebbe contemporaneamente al film. Clarke lo promosse in interviste sostenendo che l’ideale fosse leggerlo prima della visione. Kubrick non fu convinto di queste affermazioni, sostenendo la diversità delle due opere, sia a livello di contenuto che di esperienza, sottolineò la voluta non chiarezza del film, e l’esplicitezza del libro data dall’utilizzo frequente di dialoghi, che invece sono poco presenti nell’opera cinematografica. In ogni caso nel lavoro di Arthur C. Clarke il monolite è creato da una razza aliena che aiuta le diverse civiltà dell’universo a evolversi. La scena finale rappresenta un luogo ricreato dagli alieni in cui il Dottor David Bowman è analizzato e studiato da essi. A mio parere l’interpretazione più interessante (inoltre quella in cui mi ritrovo maggiormente), conosciuta come allegoria della concezione, è quella che vede La Discovery One uno spermatozoo e la destinazione Giove un ovulo. Dall’incontro di questi due (la fecondazione) nasce un nuovo essere, lo star-child. All’interno della stanza Bowman vede la razza umana invecchiare progressivamente fino alla sua fine. Il “bambino delle stelle” rappresenta la razza umana rinata, in tutta la sua purezza e innocenza, caratteristiche del feto. L’ultima interpretazione che riporto è una delle allegorie legate a Friedrich Nietzsche (filosofo tedesco della seconda metà dell’Ottocento), tratta dal suo libro The Birth Of Tragedy (La nascita della tragedia). Essa si basa sul contrasto tra la parte umana vicina al dio greco Apollo (della razionalità e della ragione) e quella vicina a un altro dio greco, Dioniso (del caos, dell’irrazionalità). Secondo Nietzsche l’essere umano dovrebbe essere composto da entrambi i lati rappresentati dai due figli di Zeus. In The Dawn Of Man gli australopitechi sono totalmente Dionisiaci, mentre nel futuro gli uomini sono completamente dominati dal lato Apollineo. Bowman riguadagna la sua parte Dionisiaca grazie alla trasformazione finale, poiché rinasce come essere primordiale, allo stato iniziale. La principale allegoria riguardante il filosofo tedesco, però, è quella tratta da un altro suo libro, Also Sprach Zarathustra (Così parlò Zarathustra), da cui il poema sinfonico di Richard Strauss ha preso il nome. In questa interpretazione l’uomo rappresenta il ponte che collega l’ominide ancestrale all’uomo superiore (Übermensch): Nietzsche identifica il bambino come terzo passaggio per divenire Übermensch all’interno del libro. Ciò indica ulteriormente l’affidabilità di questa visione. Lo stesso Kubrick “approvò” questa interpretazione. Aggiunse: “We are semicivilized, capable of cooperation and affection, but needing some sort of transfiguration into a higher form of life. Man is really in a very unstable condition”. Così come il finale e più in generale il film stesso, il metaforico monolite nero è stato interpretato in svariati modi. Esso è l’unico punto di unione tra le quattro sezioni del film ed è il su vero e più grande enigma. Sicuramente di origine extraterrestre, è responsabile dell’evoluzione dell’uomo (ciò risulta palese in The Dawn Of Man, quando il capo degli australopitechi realizza di poter utilizzare l’osso sia come attrezzo che come arma, dopo essere venuto a contatto con il monolite). Questo parallelepipedo alieno compare quattro volte in tutta la durata dell’opera di Kubrick: tra gli australopitechi sulla Terra, nello scavo umano sulla Luna, in prossimità di Giove nello spazio e ai piedi del letto di Bowman morente: ogni volta che fa la sua comparsa provoca una forte svolta nella trama del film. Nel primo e nel secondo incontro sia gli ominidi che gli astronauti toccano cautamente il monolite, inoltre in entrambe le scene si vede il sole colpirlo direttamente, dall’alto. Dopo che il monolite ha permesso l’evoluzione dei pitecantropi fino al 2001, gli alieni intervengono nuovamente per farlo ritrovare quattro milioni di anni dopo, sulla Luna. Infine, dopo che la Discovery One è partita, l’umanità è pronta per l’ultimo passo che la porterà alla rinascita. Nella scena finale Bowman indica il monolite, metafora di Dio (citazione da Michelangelo), riconoscendolo come tale. Solo allora gli è permesso di rinascere. Il monolite è anche metafora dell’albero della conoscenza, del male, da cui gli ominidi ancestrali traggono violenza, o del bene, con la rinascita dello star-child. Riguardo all’interpretazione divina del monolite, mi permetto di suggerire alcune interpretazioni riguardo al cinema kubrickiano. Spesso l’idea attorno a cui ruotano i film del regista è quella del ridimensionamento dell’uomo, infatti tutto il suo lavoro può avere questa interpretazione. L’uomo, in 2001: A Space Odyssey, pensa di essere giunto a un livello di superiorità tale da potersi sostituire a Dio, di comporsi di razionalità e di infallibilità dell’essere. Il match cut (due oggetti differenti situati in spazi diversi vengono abbinati graficamente per dare continuità d’azione) di The Dawn Of Man opera un salto di milioni di anni, omettendo l’intera storia umana intermedia. Questo poiché Kubrick la ritiene inutile e sempre identica a sé stessa, interamente volta all’affermazione del potere sugli altri per raggiungere un grado di non-corporeità, per porsi sullo stesso piano di Dio. Un’innovazione introdotta in 2001: A Space Odyssey è certamente la presenza dell’infallibile supercomputer calcolatore HAL 9000, a cui è affidata quasi la totalità delle funzioni della Discovery One. HAL ha colpito numerosi spettatori e critici, specialmente nella versione italiana, in cui vanta la voce di Gianfranco Bellini. Il suo doppiaggio è stato considerato il migliore fra tutti (anche della versione inglese) dallo stesso Kubrick. Ho individuato la causa della ribellione di HAL nel fatto che fosse stato programmato contrariamente alla sua natura (infallibilità e perfezione). Avrebbe dovuto utilizzare solo il 50% della sua intelligenza artificiale nei giochi (vedi la scena in cui gioca a scacchi contro il Dottor Poole) per permettere ai membri dell’equipaggio di sentirsi competitivi. Inoltre fu programmato per nascondere all’equipaggio la vera missione, non di recarsi su Giove, ma di indagare sul segnale inviato dal monolite per scoprire cosa fosse. Tutto questo lo portò a uno stato confusionale dovuto a una lotta interiore (salvare la missione o l’equipaggio?) che lo indusse a rilevare il malfunzionamento dell’Unità AE-35. In seguito, dopo aver letto le labbra di Bowman e Poole, capendo di poter essere disattivato da un momento all’altro, e non aver accettato l’errore commesso (il primo della serie 9000), si ribella volontariamente uccidendo i tre scienziati e Poole, fallendo con Bowman, il quale lo disattiva. All’interno di Jupiter Mission vediamo la fortissima critica di Stanley Kubrick verso la macchina: l’uomo possiede un’enorme ammirazione per l’elemento privo di difetti e dalla sua contemplazione ricava un piacere immenso, ma non può riconoscersi come tale, pertanto crea la macchina e si fa da lei sostituire gradualmente. Esempi di oggetti perfetti in 2001 sono i sandwiches consumati dal Dottor Floyd all’interno della navicella, parallelepipedi perfetti con pellicola trasparente volta a preservarne l’aspetto. È esemplare la frase “Sembrano buoni”, che ci dice esattamente ciò. Lo stesso HAL è una macchina perfetta che si è sostituita all’uomo, ma nel momento in cui sbaglia non lo è più ed è disattivata da Bowman. Inoltre un computer si sostituisce a Floyd nella videochiamata con la figlia dalla stazione spaziale. Un’altra critica, ma allo stesso tempo un avvertimento, di Kubrick verso l’uomo è quella riguardante le macchine ribelli: progrediremo nella scienza al punto da creare macchine indipendenti che prenderanno il potere. Come disse lui stesso, probabilmente vi sono già organismi nell’universo evoluti a tal punto da essere progrediti da organismi biologici a macchine immortali e per questo dobbiamo prestare attenzione all’evoluzione tecnologica e scientifica. Una curiosità riguarda l’origine del nome di HAL 9000. Esso sarebbe l’acronimo di Heuristic Algorithmic, ma fu più volte chiesto al regista (che ha sempre negato considerandola una coincidenza) se fosse un omaggio all’IBM: il suo nome potrebbe essere composto dalle lettere precedenti di questa azienda statunitense (I-H, B-H, M-L). In 2001: A Space Odyssey troviamo un tipo di narrazione molto particolare. Se durante la visione non avevate capito nulla o peggio non riuscivate a stare svegli non c’è di che preoccuparsi. In questo film la comunicazione vocale è rara (come disse il regista, è un’opera che non gli lascia spazio, creando una comunicazione visiva con lo spettatore): si omettono quasi completamente i dialoghi che un altro regista avrebbe invece lasciato nella maggior parte dei casi. Si lascia parlare la macchina da presa, che, unita alla meravigliosa e celebre colonna sonora di Richard Strauss, Also Sprach Zarathustra (Così parlò Zarathustra), Op. 30 crea scene decisamente suggestive e affascinanti, soprattutto durante le vedute dello spazio. Un’altra parte della colonna sonora è composta da brani di György Ligeti e Johann Strauss (figlio). È un tipo di cinema a cui non siamo abituati, anche se il modo di riprendere nello spazio è stato riutilizzato da numerosi registi contemporanei. Particolare attenzione meritano gli effetti speciali del film, che vinsero l’Oscar alla nella cerimonia del 1969. A mio parere i più interessanti sono quelli utilizzati per le riprese di The Dawn Of Man e del gruppo del Dottor Floyd con sfondo lunare, quelli per generare gli effetti rotatori nella Discovery One e infine la sequenza dello star-gate (il viaggio di Bowman prima di giungere nella stanza d’albergo). Nella prima sequenza da me citata Kubrick decise di riprendere le scene dell’Africa in uno studio cinematografico, utilizzando la tecnica della proiezione frontale, oggi sostituita dal green o blue screen. Nella sequenza dello star-gate troviamo uno degli effetti speciali più innovativi del film, poi riutilizzato per esempio in Star Wars (quando il Millennium Falcon si addentra nell’iperspazio). Nella medesima vediamo anche l’uso cinematografico della tecnica dello slit-scan, utilizzata per il volto disorientato di Bowman durante quelle scene. Considerato unanimemente l’archetipo del genere fantascientifico, 2001: A Space Odyssey ha ispirato numerosi film moderni. Tra questi mi sento di citare, per esempio, Moon (di Duncan Jones, con Sam Rockwell, 2009). Vi sono forti analogie tra i due film (Moon si ispira anche a Blade Runner (di Ridley Scott, con Harrison Ford, 1982) riguardo agli innesti mnemonici), e la principale è rappresentata da HAL 9000 paragonato a GERTY, un computer dotato di intelligenza propria e che sembra anch’egli provare emozioni, trasmesse allo spettatore tramite emoticons che appaiono sul suo schermo principale. A differenza di HAL, GERTY aiuta il protagonista e lo supporta, violando regole in suo favore. Riferimenti al supercomputer sono presenti anche in Independence Day (di Roland Emmerich, con Bill Pullman, Jeff Goldblum e Will Smith, 1996) e in Oblivion (di Joseph Kosinski, con Tom Cruise, 2013). In realtà il film che si è ispirato maggiormente all’opera di Kubrick è Interstellar (di Christopher Nolan, con Matthew McConaughey e Anne Hathaway). L’intera sequenza dell’infinito in 2001 è ripresa nel lungometraggio di Nolan nel viaggio all’interno del buco nero, in una delle scene finali. Inoltre è presente un computer di bordo, che però si differenzia da HAL per vari motivi, che può richiamare il monolite per la propria forma. Infine le tecniche di ripresa nello spazio sono le stesse di 2001. In generale l’ibernazione come sistema di animazione sospesa è ripresa in numerosi film successivi anche se non scaturisce originariamente da 2001.

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Oblivion (SALLY)
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Moon (GERTY)
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Interstellar (TARS)

2001: A Space Odyssey è celebre per essere uno dei pochissimi film di fantascienza a essere quasi completamente corretto dal punto di vista scientifico . Questo grazie al lavoro di due ingegneri a stretto contatto con il regista, che lo aiutarono a essere accurato da questo punto di vista. Nonostante ciò vi sono alcuni errori: il più evidente è la non alterazione della gravità sulla base lunare di Clavius. Per la realizzazione del film, Kubrick e Clarke dovettero fare delle previsioni sul futuro, come spesso succede all’interno del genere fantascientifico, che si rivelarono in parte errate. Giove non è ancora oggi raggiungibile, la Pan Am cessò la sua attività nel 1991 e non è ancora stato creato un supercomputer che regga il confronto con HAL 9000. In una scena all’interno della Discovery One vediamo HAL giocare a scacchi contro il Dottor Frank Poole e batterlo clamorosamente. Nel 1997 il campione di scacchi in carica Garry Kasparov fu battuto da un computer della IBM, denominato Deep Blue, presosi la rivincita dopo la sconfitta del 1996. Questa risulta l’unica previsione corretta. Stanley Kubrick fu accusato dai sostenitori della teoria del complotto lunare di aver effettuato le riprese in studio dello sbarco sulla Luna del 1969, dopo che la NASA l’aveva identificato come il più adatto, in linea con la grandiosità di 2001, realizzato l’anno precedente. A favore di questa teoria vi sono i numerosi “indizi” che il regista avrebbe lasciato in una delle sue opere più celebri, The Shining (1980). Queste teorie sono considerate coincidenze e non sono riconosciute ufficialmente.

2001: A Space Odyssey è un capolavoro inarrivabile, il film di fantascienza per eccellenza e tra i migliori di sempre a prescindere dal genere. Esso rappresenta lo spartiacque creato da un maestro, e da quel momento sono pochi i film che si discostano da 2001:  la visione è obbligatoria per chiunque voglia addentrarsi nel genere o conoscere le sue origini, riconoscendo citazioni e idee non originali che ci sembrerebbero tali, dei film contemporanei.

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